La salute non viene prima, prima viene l’uomo

Commenti alla prima domanda dell’intervista pubblicata da Treccani al prof. Palù.
La salvezza della Repubblica è il bene supremo per Cicerone, nello sventare la congiura di Catilina dopo la pronuncia delle orazioni ben famose, il Senato di Roma si riunì per discutere delle norme straordinarie e dei provvedimenti straordinari che Marco Tullio Cicerone, chiedeva: la condanna a morte dei congiurati che non erano riusciti a fuggire da Roma.
In un grave momento di pericolo per la Res Publica e nel momento in cui il primo console aveva ricevuto poteri straordinari e quasi assoluti, il Senato trovò doveroso discutere sulla condanna a morte che Cicerone voleva per i congiurati presi prigionieri.
La tradizione storica ci narra che a difesa della tradizione romana e a tutela dei diritti infrangibili di ogni cittadino romano si levò la voce di un senatore figlio del patriziato romano: Caio Giulio Cesare, a diciannove anni dalla sua morte futura, il senatore Caio Giulio Cesare si dice che ritenesse inaccettabile che, per ragioni straordinari, la vita di un cittadino venisse calpestata senza riconoscere a questi colpevoli il diritto alla Provocatio ad populum.
Questo ci indica che la distinzione tra diritti del singolo e interesse della collettività, nella società odierna, si era già affacciata in modo embrionale quasi duemila e cento anni fa.
L’intervista è estremamente gradevole ed istruttiva, tuttavia la prima domanda mi accende una notevole perplessità sia per come è posta che per la riposta fornita dal prof. Palù.
Di fronte all’avanzare dell’epidemia di Coronavirus il governo italiano ha introdotto provvedimenti che limitano fortemente gli spostamenti su tutto il territorio nazionale. Provvedimenti drastici che, secondo le autorità, sono però necessari per fronteggiare l’emergenza. In Cina, del resto, solo l’adozione e il rigoroso rispetto di misure fortemente restrittive hanno consentito di limitare i danni di una situazione che altrimenti avrebbe potuto avere effetti ben più gravi. Dobbiamo prepararci, a suo parere, a una ridefinizione del giusto equilibrio tra protezione della salute pubblica e libertà di movimento delle persone?
Domanda disonesta
In Cina, del resto, solo l’adozione e il rigoroso rispetto di misure fortemente restrittive hanno consentito di limitare i danni di una situazione che altrimenti avrebbe potuto avere effetti ben più gravi.
La domanda è mal posta, perché non sappiamo e non possiamo sapere quali sono le alternative alle scelte drastiche che il governo cinese ha fatto. Le scelte del governo cinese — e questo lo sappiamo — sono viziate da un presupposto ideologico: l’individuo non ha diritti superiori a quelli della collettività. Il bene della Cina è il bene supremo. A questo bene supremo identificato dal partito sottostanno i diritti e gli interessi dei singoli. È un sistema politico noto derivato dallo stato marxista-leninista.
Nonostante le evoluzioni, la Cina è ancora una realtà politica dove c’è un partito che ha il compito di interpretare la volontà del popolo, e di applicare in modo dirigista i piani per realizzare le aspirazioni della collettività.
Risposta poco informata
Nel mondo attuale, dove prevale la logica dei diritti rispetto a quella dei doveri individuali e civici, il primo diritto-dovere per una democrazia, come sancito anche dalla nostra Costituzione, è quello di salvaguardare e tutelare la salute. In questo senso vanno gli attuali provvedimenti del governo, giustamente estesi a tutto il territorio nazionale.
Non è così. Il professor Palù non ha mai — forse — letto la costituzione con attenzione, ed è verosimile non abbia mai riflettuto professionalmente (non gli è chiesto del resto) sui principi fondanti di uno stato di derivazione liberale.
La democrazia non esiste
Partiamo allora con il ricordare che il lemma “democrazia” non è amato da chi studia i sistemi costituzionali. Indica il fatto che il potere è in mano al popolo, ma mai termine è stato più abusato. Basti pensare al novero di stati che si sono auto definiti “democratici” e che erano o dei sistemi totalitari di stampo marxista-leninista o dei sistemi politici totalitari incentrati su un potere personalistico
Nel confronto tra i Paesi dell’Unione Europea e la Cina Popolare assistiamo invece all’indebito parallelo tra Paesi di derivazione liberale e un Paese che, come già richiamato, appartiene appunto ad un tipo di totalitarismo particolare.
Prima viene l’uomo
Per tornare alla risposta, il prof. Palù afferma con apparente sicurezza che il primo diritto-dovere per una democrazia è quello di salvaguardare e tutelare la salute. Viene in mente in proposito lil monito che tutto diviene chiodo quando passiamo troppo tempo con un martello in mano…
È normale che la priorità di un Microbiologo sia la tutela della salute, ed è certo che questa sia ai primi posti degli interessi di una azione pubblica.
Tuttavia, la grande rivoluzione che si è compiuta in Europa tra il mille e seicento e l’avvento dell’età contemporanea è quella di mettere al centro del progetto di uno Stato non quest’ultimo, ma l’uomo, l’individuo, il cittadino, i suoi diritti e le sue aspirazioni.
I diritti dell’uomo, inviolabili. Questi vengono prima di tutto: vengono prima degli interessi e persino dei diritti della collettività. A tal punto che, quando si ha un contrasto tra gli uni e gli altri, gli Stati Liberali hanno scelto di non fare come sarebbe avvenuto in passato: non è automatico che la collettività prevalga sul singolo. Anzi, in alcuni casi abbiamo sancito il miracolo: la collettività, il branco di lupi, si sottomette al singolo, che ha così la possibilità di essere salvo anche se agnello.
Questo non fa per niente venire meno gli interessi collettivi. Infatti, quando questi sono la somma di tanti diritti individuali , ciò dà loro forza; non perché coloro che li detengono sono una collettività, ma perché sono un insieme di singoli.
Non bisogna MAI dimenticare che lo Stato esiste per l’uomo. Per l’individuo e per la tutela dei suoi diritti, che sono positivi, misurati e registrati. Essi non sono cioè diffusi, precauzionali e fondati su un ragionamento ipotetico.
La nostra costituzione cosa dice?
Leggendo poi la nostra costituzione scopriamo che il primo dovere della Repubblica è la tutela dei diritti inviolabili dell’uomo. La nostra Repubblica nasce quindi/perciò/infatti per proteggere il singolo: la collettività, viene dopo. DOPO.
Quanto al diritto alla salute, questo non lo troviamo affatto tra i primi diritti menzionati. È solo all’art. 32 infatti che il diritto alla salute del singolo viene preso in esame.
Il testo dell’art. 32 merita una riflessione ulteriore utile secondo me a completare il quadro d’insieme. Esso recita:
La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana.
La sua lettura richiede una precisazione che qualsiasi studente alle prime armi con il diritto conosce ed impara a fare centinaia di volte studiando: la salute è un diritto per il singolo, ma solo un interesse per la collettività. Distinzione essenziale, perché gli interessi fanno capo a vaghe situazioni non fondate su argomenti incrollabili.
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Tutto ciò, non per discutere l’emergenza in corso (23 marzo 2020) e nemmeno per contestare le misure contenute nel DPCM più recente che il presidente del consiglio dei ministri ha adottato. Ma per ribadire un principio fondamentale che deve sempre essere ricordato da ciascuno di noi: lo Stato esiste per proteggere ciascuno di noi, come singoli, e non come collettività.
Se consentiamo agli interessi della collettività di divenire dei diritti, chi proteggerà gli indifesi dalla prepotenza del numero e della maggioranza sia pur, beninteso, democraticamente formata?